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La Politicità Sociale, nuova frontiera della politica
La Politicità Sociale, nuova frontiera della politica

L’espressione “politicità sociale”, che non esiste nel lessico filosofico e politologico, indica il grado di diffusione di coscienza, strumenti e forme politiche presenti nella società civile intesa come sfera distinta dai luoghi statali o sovrastatali ovvero dalle istituzioni che hanno il potere di prendere decisioni per tutti.

Un contributo di Pino Polistena

Baumann
Hanna Arendt
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Il Blog

Spesso ci viene chiesto quale sia la differenza tra "Democrazia"  e "Politicità sociale".
Diciamo subito che è una differenza sostanziale.
I due concetti sono molto diversi perché il termine "democrazia" implica un potere, quello del popolo, e fa riferimento al concetto (che reputiamo arcaico) di sovranità popolare. Ci sono moltissime concezioni della democrazia, ma tutte fanno riferimento alla sovranità popolare e al potere che deve discendere dal popolo.
 
La "Politicità sociale", per contro, non fa riferimento ad alcun potere, essa indica i luoghi di produzione della politica. Non solo:  essendo la politica la limitazione originaria del potere, la politicità non accetta alcuna sovranità, nemmeno quella popolare. Sono differenze notevoli che, sebbene non semplici da digerire, possono ben distinguere i due concetti. 
 
E' necessaria comunque una precisazione circa la concezione della politica: se non accettiamo il fatto che la politica sia nata come  limitazione del potere in quanto riconoscimento di "Tutti", se non riconosciamo l'aristotelismo sotterraneo della nostra cultura perché non lo conosciamo neppure, allora faremo fatica a distinguere i due concetti. Non servirà neppure l'elenco di tutti i crimini fatti in nome del popolo ed effettivamente voluti dal popolo,  a cominciare dall'antica condanna a morte di Socrate.
 
La politicità sociale è strada nuova, emersa da poco, che sembra vicina alla democrazia perché condensa tutto il bene che noi attribuiamo a quella parola.
 
Il lavoro culturale di cambiamento  di questi concetti sarà lungo, ma occorre cominciare. Qualcuno poi lo continuerà.
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Ogni fiume scorre nel suo letto. Immaginiamo il panorama cui assisteremmo se si intrufolassero fra gli argini l’uno dell’altro. E’ quel che accade in una democrazia arruffona : il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario, spesso,

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La discussione è il sale e il lievito della democrazia, sempre che - al fine di contribuire alla ricerca non della Verità, ma delle verità possibili, suscettibili di pronta smentita a fronte di sopravvenute controindicazioni - sia feconda di argomenti

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I lanzichenecchi calarono in Italia nel XVI secolo e non se ne sono più andati.
Sono ancora qui e, nel frattempo, si sono tecnologizzati. Al posto della spada usano la tastiera per lanciare proiettili fatti di parole, non meno micidiali degli spadoni Zweihänder, a due mani, come li chiamavano.

Non gl’interessava vincere, allora, ma uccidere. Non gl’interessa, ora, il prevalere delle proprie tesi, confrontandosi con buoni argomenti, ma distruggere l’interlocutore. Non gl’interessava, allora, chi fosse il nemico e perché lo fosse, bastava che gli venisse additato. Basta, ora, che un sicofante estrapoli dal libro (373 pagine!) una mezza frase decontestualizzata perché i lanzichenecchi da tastiera si lancino in una guerra di annientamento.

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L’immobilismo mobile : ecco la strabiliante invenzione della politica politicante nel Paese di Machiavelli e Guicciardini.
Come il ballo di una triade sulla mattonella, si agita ma sta sempre lì: Tizio apre, Sempronio frena, Donna Prassede chiude, e si torna al punto di partenza,

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Immaginando che gli elettori siano come bisonti pascolanti in sconfinate praterie, i partiti si contendono gli spazi dove attirarli e, di qui, una continua girandola: la sinistra si sposta in parte alla sinistra di sé stessa e la destra della sinistra verso la sinistra del centro; il centro del centro in parte verso la destra della sinistra e in parte verso la sinistra della destra;

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Giovani che imbrattano monumenti, si sdraiano sulle corsie del GRA, rallentando il traffico e facendosi maledire dai pendolari che vanno a lavorare. Studenti che piantano le tende davanti a facoltà universitarie, per protestare contro il caro affitti. Cittadini che gridano la protesta ad un Ministro, al Salone del Libro, e le impediscono di parlare. Cittadini che vanno sempre meno alle urne, quando si vota.

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Cronaca di una morte annunciata. Gabriel Garcia Marquez? No. Calenda/Renzi. IV/Azione; insomma il Terzo Polo (che poi sarebbe il quarto…). Carlo e Matteo, come bimbi nell’ immagine fotoshoppata, che giocano con dei mattoncini colorati. La dicitura: L’EGO.

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