Fatta la legge, trovato l'inganno

La frase rappresenta bene, come si sa, lo spirito italico, ormai forse diffuso anche in altri Paesi.
Ma se la "legge" è la Costituzione, allora crediamo si debba cominciare a preoccuparsi. Ed ancora di più se il guardiano della Costituzione, il "super partes" per eccellenza, la Corte Costituzionale, ci dice che va bene così.

Lo segnala Sabino Cassese, membro della stessa Corte Costituzionale dal 2005 al 2014, in un recente articolo apparso sul Corriere nei giorni scorsi.

Come ci ricorda il giurista, l'articolo 97 della nostra Carta Costituzionale, al terzo comma, afferma che "Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge". Questo vale anche per avanzamenti interni, promozioni, che devono essere sempre regolati da concorsi aperti a tutti. Se qualche volta la legge del momento cercava di derogare dal principio costituzionale, soprattutto per le posizioni dirigenziali, la Corte, opportunamente chiamata a sentenziale sulle deroghe, bocciava la legge e ristabiliva il principio costituzionale. Solo come esempio si può citare la sentenza n. 37 del 17/03/2015 che ha stabilito l'illegittimità dell'articolo 8, comma 24, del D.L. 16/2012 (emanata dal Governo Monti) che aveva consentito la nomina di Funzionari come Dirigenti nelle Agenzie fiscali senza concorso.

Ora invece si è trovato il modo di aggirare il divieto: le Agenzie delle Entrate fiscali si sono inventate (Legge 205 del 2017, Governo Gentiloni) una nuova definizione da sostituire a quella di "dirigente", chiamandole: "Posizioni organizzative di elevata responsabilità" (POER) e promuovendo di conseguenza funzionari interni in quelle nuove posizioni.

Richiamata in causa la Corte Costituzionale, questa volta il giudizio (in via di pubblicazione ufficiale) è stato diverso dal 2015: le nuove POER non sono state considerate posizioni dirigenziali e quindi l'obiezione, sollevata dal TAR del Lazio, considerata infondata e non contraria al dettame costituzionale.

Il giurista Cassese, nel suo articolo, ci ricorda i molti errori commessi dalla Corte Costituzionale in questa occasione.
Forme & Riforme non può che concordare, ritenendo che l'eliminazione dei concorsi sia una scappatoia per consegnare ulteriori importanti posizioni di responsabilità nel settore pubblico all'arbitrio di qualche potente di turno, verosimilmente pilotato dalla 'longa mano' dei partiti e di fatto sottraendo un'altra piccola zona di potere al controllo pubblico.

Esattamente la direzione opposta a quella di cui ha bisogno il nostro Paese e che noi auspichiamo.

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