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Chi ci conosce e ci segue sa quanto sia importante per noi la distinzione tra istituzioni e società, al punto che abbiamo coniato un nuovo termine per rappresentare queste due realtà: "politicità istituzionale" e "politicità sociale".
La prima tiene conto e comprende le azioni politiche, vincolanti per tutti, svolte da chi è nelle istituzioni (Governo, Parlamento, ...), le rappresenta, le gestisce a nome dell'intera nazione.
La seconda è l'insieme di strumenti, azioni e funzioni che consentono ai cittadini di elaborare idee e visioni politiche per indirizzare e controllare la politicità istituzionale nell’interesse della collettività. La politicità sociale, quindi, si sviluppa quando la società civile dispone di spazi politici e strumenti per formarsi, confrontarsi, esprimere le proprie istanze e proposte, partecipare alla elaborazione dei programmi elettorali e alla selezione dei candidati alle cariche elettive, verificare e valutare l’operato degli eletti.
Questa proposta di Referendum (quattro quesiti) va proprio in questa direzione: sviluppa la politicità sociale restituendo ai cittadini elettori parte del potere di controllo e decisione che è stato loro tolto e attribuito alla politicità istituzionale, o meglio, ai partiti, che le stanno, letteralmente, occupando.
L'attuale legge elettorale, soprannominata "Rosatellum", dal nome di Ettore Rosato, primo firmatario della legge, prevede l'elezione di Deputati e Senatori in una modalità "mista": circa un terzo vengono eletti in collegi "uninominali", i rimanenti due terzi in collegi "plurinominali" agganciati però ai precedenti. La legge obbliga il "trascinamento" del voto: un voto dato solo ad una lista plurinominale, viene esteso anche al candidato uninominale collegato; viceversa, il voto dato al solo candidato uninominale, viene distribuito "proporzionalmente" alle liste collegate del collegio plurinominale. Questo significa che il proprio voto, espresso per una lista o per un candidato uninominale, viene esteso, viene spostato anche da qualche altra parte, in un modo che potrebbe non essere condiviso dall'elettore. Inoltre, è preclusa la possibilità di votare una lista ed un candidato uninominale non collegato (voto disgiunto).
Il primo quesito, quindi, cerca di restituire all'elettore la pienezza del voto, in termini di personalità e libertà, eliminando meccanismi di trascinamento che potrebbero distorcere la volontà dell'elettore (a favore della volontà del partito o coalizione che ha presentato quei candidati).
Il Rosatellum prevede delle soglie di sbarramento, sia a livello di lista che di coalizione, che puntano a "semplificare" i risultati, eliminando le formazioni più piccole. Purtroppo, il metodo utilizzato non è lineare: le liste devono raggiungere la soglia del 3% per concorrere all'assegnazione dei seggi, 10% per le coalizioni. Se però una lista, all'interno di una coalizione, ottiene tra 1% e il 3%, non ottiene seggi, ma i sui voti non vengono persi, bensì spostati su altre liste collegate. Un elettore quindi, che avesse votato quella lista, non sa dove sia finito il suo voto, a quale lista sia stato attribuito, determinando l'assegnazione di un seggio non previsto, non voluto.
Il secondo quesito elimina le soglie e le ridistribuzioni di voti tra liste collegate.
Uguale trattamento viene riservato ai voti che vengono espressi a candidati presenti in più collegi (la legge prevede una candidatura uninominale e fino a cinque contemporanee candidature plurinominali). I voti espressi ad un tale candidato, presente in 5+1 collegi, risultano depotenziati: valgono solo per la lista, ma non per la scelta del candidato che, accogliendo l'elezione in uno dei 6 collegi, automaticamente rinuncia agli altri cinque. Inoltre, nei cinque collegi a cui rinuncia, risulterà eletto il successivo candidato in lista: di conseguenza, accettando o rinunciando ad un seggio o ad un altro, quel candidato ha il potere di scegliere chi lo sostituirà, influenzando perciò il risultato del voto, che non è più totalmente nelle mani del cittadino elettore. Tra l'altro, questo perverso meccanismo ha l'effetto collaterale di scardinare la distribuzione dei seggi tra i generi: una donna, vincitrice in 3 o 4 collegi nei quali era stata candidata, provoca l'elezione di un uomo in quelli in cui rinuncia, sbilanciando il rapporto tra uomini e donne (che dovrebbe essere metà e metà, secondo la legge).
Il terzo quesito impedisce di candidarsi in più di un collegio.
L'ultimo quesito proposto cerca di eliminare un privilegio che favorisce i partiti esistenti rispetto a nuove realtà appena nate che puntano ad entrare in Parlamento. La legge attuale dispensa i partiti già presenti nelle istituzioni dall'obbligo di raccolta firme, mentre tutti gli altri devono sottostare a questo pesante compito. Con questo quesito referendario si vuole ristabilire per tutti l'obbligo della raccolta firme, eliminando privilegi che servono solo a favorire la permanenza nelle istituzioni di chi già le occupa.
Il nostro Centro Studi Forme&Riforme quindi condivide nella sostanza queste proposte referendarie, perché tendono a rinforzare quella forma di politicità che noi definiamo "sociale", appartenente alla società civile e tendente a contrastare lo strapotere di partiti ormai lontani dai loro compiti primari (la vigilanza su chi detiene il potere, la mediazione tra le istanze dei cittadini, la definizione dei programmi, la scelta dei candidati, il tutto necessariamente svolto con "metodo democratico").
Il Centro Studi Forme&Riforme quindi sosterrà la raccolta firme e parteciperà attivamente alla campagna referendaria, attivandosi fin da subito. Chi volesse partecipare alla raccolta firme assieme a noi, scriva una mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Tutte le informazioni sono disponibili sul sito del Comitato Referendario: www.iovoglioscegliere.it