Lettera aperta al Segretario del PD, Enrico Letta

Egregio Professor Letta,

Ci rivolgiamo a Lei, neosegretario del Partito Democratico, favorevolmente colpiti dalla sua relazione all’Assemblea Nazionale che l’ha eletta.

Le sue parole non sono parole che si sentono spesso, in un panorama che percepisce solo il mantra del falso problema del momento, o il tatticismo partitico.
Questo ci ha colpiti e incuriositi.
Non abbiamo dubbi che la Sua uscita dal mondo della politica italiana e l’uscita stessa dal Paese, il contatto con un mondo molto diverso e con i giovani di SciencesPo, possa averla aiutata ad avere una visione più chiara, grazie ad un punto di vista privilegiato.

Allo stesso tempo siamo convinti che l’aspetto personale sia solo uno degli aspetti del quadro politico e non il principale, come certi deliri leaderistici, ai quali ha accennato anche lei nel suo discorso, farebbero credere ed intendere.
Gli aspetti formali e la necessità delle riforme strutturali sono sempre stati i grandi assenti dal dibattito, mentre sono invece la vera urgenza per modificare profondamente la macchina della politica.
In questo senso gli ultimi venti anni e più, sono stati sostanzialmente una perdita di tempo, se si eccettua quel poco che l’Europa è riuscita a farci fare obtorto collo.
La refrattarietà alle riforme spesso si accompagna all’ignoranza delle “forme”, date erroneamente per scontate o nemmeno percepite. Al contrario le forme patologiche condizionano con forza anche le persone più valide e guidate dalle migliori intenzioni.

Nel suo discorso, al di là dei molti aspetti sui quali penso tutte le persone intelligenti e di buona volontà concordino (ogni riferimento allo ius soli è voluto), la parte finale ha attirato particolarmente la nostra attenzione, poiché riguarda i temi che costituiscono l’oggetto principale dei nostri studi.

Ci riferiamo ai quattro punti, che Lei stesso indica come indispensabili, per guarire la nostra “democrazia malata”:

  • la riforma dei regolamenti parlamentari, per combattere il trasformismo e limitare il più possibile i cambi di casacca, pur senza mettere in discussione l'assenza del vincolo di mandato prevista dalla Costituzione;
  • l'introduzione della sfiducia costruttiva come strumento per garantire la stabilità del nostro sistema politico;
  • una nuova legge elettorale che permetta ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti, superando le liste bloccate;
  • un'iniziativa forte per applicare l'articolo 49 della Costituzione sui partiti.

Ciascuno di questi temi costituisce, secondo noi, una riforma indispensabile per superare quelle “forme patologiche” che rendono inutile qualsiasi altro sforzo atto a portare il nostro Paese verso una Democrazia matura e compiuta, come tutti auspichiamo. Quindi la sua definizione di “democrazia malata” ci trova particolarmente in sintonia.

Queste patologie non sono prerogativa esclusiva del nostro Paese, ma in Italia, come sempre anomalia nel sistema, sono particolarmente gravi e si intrecciano con le caratteristiche meno nobili e più squisitamente resilienti del carattere nazionale.

La riforma dei regolamenti parlamentari è indispensabile, soprattutto dopo la modifica costituzionale che ha portato alla riduzione del numero dei parlamentari. Ma sottolineiamo l’assoluta necessità di continuare ad escludere qualunque vincolo di mandato (art. Cost. 67), che attiene alla libertà di voto di Deputati e Senatori, anche all’interno dei gruppi parlamentari.

L’introduzione della sfiducia costruttiva è sicuramente uno dei punti fondamentali per scardinare la "naturale" brevità dei governi: su questo tema, abbiamo lanciato poche settimane fa una petizione contenente alcuni semplici punti che dovrebbero favorire la stabilità dei governi (si può trovare a questo link).

La legge elettorale, pur essendo secondo noi una questione di secondo piano, rappresenta comunque un buon modo di migliorare il sistema, a patto che diventi definitiva e soprattutto affrancata dagli interessi partitici del momento.

Articolo 49: la legge sui partiti è sicuramente un punto chiave. Ma naturalmente dipenderà da quale sia la concezione di partito che il PD intende proporre.

Da parte nostra, abbiamo dedicato molto tempo e raccolto grandi competenze attorno ad una possibile legge che regoli la vita (democratica) di un partito. La nostra proposta intende recuperare la concezione di partito più vicina allo spirito dell’artico 49 della Costituzione, ribaltando lo scenario attuale che propone partiti o verticistici o troppo orizzontali (l’ultima versione, quasi definitiva, si può trovare sul nostro sito, a questo link).

Nel suo discorso, c’è stato anche un accenno alle agorà.
Se agorà vuol dire rimettere in circolo la politicità sociale dei cittadini, senza pensare a forme di democrazie diretta plebiscitarie e persino distopiche, allora questo può davvero essere un inizio di ricostruzione dalle macerie.

Un ultimo, ma non meno importante aspetto, l’ha richiamato anche il segretario che l’ha preceduta: il carrierismo e la concezione della politica come professione. È uno dei mali storici italiani, con la sua aura di inevitabilità nefasta, al quale abbiamo dedicato una parte rilevante dei nostri studi, che dovrà essere estirpato senza buttare a mare quella competenza alla quale Lei giustamente ha fatto riferimento nel suo discorso.

Dobbiamo purtroppo rilevare, nei fatti seguiti all’assemblea dell’elezione, una piccola ricaduta in uno dei difetti che sono per noi un altro punto da guarire: la sovrapposizione di incarichi elettivi istituzionali e cariche di partito. Abbiamo notato che molte delle persone nominate nella Sua Segreteria sono deputati e senatori. Pensiamo che si sarebbero potute considerare personalità esterne al Parlamento, per non distrarre con impegni di “parte”, chi ha già un incarico elettivo istituzionale a tempo pieno in rappresentanza dell’intera Nazione.

Il tema della separazione degli incarichi, tra legislativo ed esecutivo e tra istituzionale e partitico, è per noi di fondamentale importanza, sia per motivi ontologici, sia per rispetto degli elettori, con positive ricadute sia per quanto riguarda la stabilità dei Governi, sia per tentare di ricostruire nei cittadini la fiducia in una classe politica sempre più abbarbicata al potere.

Nutriamo comunque, per le Sue affermazioni, una nuova speranza che il PD possa iniziare un percorso di risanamento delle forme patologiche evidenziate e che questa ricostruzione, recuperando il giusto rapporto tra eletti ed elettori, si dimostri la strada vincente che tutti i partiti, un po’ alla volta, vorranno percorrere.

Come nostra regola fondamentale, noi vogliamo essere apartitici e indipendenti, ma non ci sottraiamo al confronto delle idee ed alla collaborazione con chiunque sia interessato ad approfondire e migliorare le forme della politica, con un’attenzione particolare al Paese che lasceremo alle nuove generazioni.

Saremmo particolarmente interessati a presentarle direttamente le nostre proposte, che riteniamo potrebbero dare un significativo contributo al miglioramento della vita democratica del nostro Paese. Le riforme non possono che partire ed essere attuate dai partiti, ma servono partiti che siano veramente orientati verso l’ascolto dei cittadini, non verso la mera gestione del potere con l’occupazione delle istituzioni.

Crediamo che il PD, con la Sua segreteria, e nonostante le spinte avverse sempre presenti, abbia la possibilità di aprire una nuova strada, che potrebbe veramente dare nuova speranza a cittadini delusi e sempre più lontani dalla politica.

Grazie per la cortese attenzione. Rimanendo in attesa di un Suo gentile riscontro, Le inviamo cordiali saluti augurandole buon lavoro

 

Centro Studi Forme & Riforme

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