Per un Governo di Legislatura

La stabilità del Governo come base per uno sviluppo stabile e continuativo dell’Italia
Per farlo non serve rivoluzionare la Costituzione, come molti pensano. Leggi ordinarie, provvedimenti o piccole modifiche costituzionali possono permetterci di imboccare la strada giusta.

La crisi di governo che stiamo vedendo in questi giorni, ci ricorda quanto l’Italia, con i suoi 66 governi dalla nascita della Repubblica (1946), primeggi in questa speciale classifica sulla numerosità. Nello stesso periodo la Germania, spesso presa a paragone come modello da seguire, ha avuto 25 governi, la Gran Bretagna 17.

La durata media di un governo italiano è stata di 13 mesi e mezzo, poco più di un anno. Tenendo poi conto che ogni governo ha bisogno di qualche mese prima di essere perfettamente funzionante (nomina di viceministri, sottosegretari, capi gabinetto, capi dipartimento, ecc.), significa che il tempo netto a disposizione per “governare”, cioè per attuare il programma su cui il Parlamento ha concesso la fiducia, resta veramente poco, diciamo un anno.

La brevità dei nostri governi ha impedito la realizzazione delle riforme indispensabili per il nostro Paese. Infatti, non appena si tentava di modificare lo status quo, la fiducia veniva a mancare e nuovi governi si succedevano perpetuando questa staticità.

Tutti noi siamo consapevoli del perenne stato di difficoltà in cui si trovano molti settori del nostro Paese: la Sanità (e la pandemia di questi mesi lo sta evidenziando ancora di più), la Scuola (varie riforme negli ultimi decenni ne hanno solo scalfito l’organizzazione che sostanzialmente rimane quella della riforma Gentile), l’Economia (debito pubblico, scarsa attrazione di investitori stranieri e incontrollabile evasione fiscale ne minano continuamente il percorso), Infrastrutture (la questione Autostrade esplosa a seguito della tragedia del ponte Morandi lo dimostra), la Burocrazia (nata e cresciuta per evitare abusi, di fatto è come la sabbia negli ingranaggi).

Insomma, ogni aspetto della nostra convivenza pubblica meriterebbe una seria e prolungata analisi da parte del governo e la definizione di un insieme di riforme armoniche e coordinate per ottimizzare le risorse per il benessere dei cittadini. In altri termini: minori tasse e servizi migliori per tutti.

La stabilità è una necessità di ogni Nazione e l’Italia ne ha più bisogno che mai.
In questo modo, ogni governo in carica avrebbe la possibilità di pianificare e portare a termine il suo mandato operando le riforme che ritiene opportune per lo sviluppo del Paese. Non solo, in questo modo i cittadini avrebbero la possibilità di giudicare i risultati per poter esprimere un voto consapevole e non ideologico alla successiva tornata elettorale.

Ma come ottenere questo risultato? I politici ed i loro partiti non hanno mai messo in agenda alcun progetto che favorisse la stabilità del governo, se non ricorrendo a pesanti modifiche della Costituzione, quasi sempre rifiutate dal Paese.

Ma questa non è l’unica via, come spesso noi Cittadini siamo portati a credere. La stabilità del Governo si può favorire con provvedimenti, leggi ordinarie o piccole modifiche costituzionali. Facciamo qualche esempio concreto cominciando da alcuni semplici aspetti:

  1. I membri del governo (presidente, ministri, vice, sottosegretari) non possono contemporaneamente occupare un seggio parlamentare. Se un deputato o un senatore vuole entrare nel governo, si deve dimettere da parlamentare. Funziona così anche nei comuni (con più di 15 mila abitanti) e in alcuni consigli regionali: gli assessori (comunali o regionali) non possono essere contemporaneamente consiglieri (dello stesso livello comunale o regionale); se il governo cade, i suoi membri vanno a casa, non tornano in Parlamento a decidere chi prenderà il loro posto.
  2. Introdurre il meccanismo della “sfiducia costruttiva”: si toglie la fiducia ad un esecutivo solo se ce n’è un altro che può raccoglierla, cioè se il Parlamento è in grado di esprimere una nuova maggioranza che sostenga il nuovo governo.
  3. Distinzione chiara delle competenze tra potere legislativo (Parlamento) ed Esecutivo (governo): l’attuale Parlamento, nelle sue sedute “normali”, non include mai la totalità dei suoi membri, perché decine di loro sono “in missione”, cioè assenti per incarichi di governo. Inoltre, la sovrapposizione tra parlamentare e membro del governo configura un intreccio preoccupante tra controllore e controllato, tra chi chiede la fiducia e chi la dà o la toglie, amplificando il rischio di scambio di favori che inquinano la normale e fisiologica dialettica parlamentare e democratica.
  4. Chi entra nel governo, ricoprendo un ruolo “istituzionale” nell’interesse dell’intera Nazione (ogni ministro è ministro di tutti, non di una parte), non può ricoprire contemporaneamente alcun ruolo all’interno del partito di appartenenza.

Crediamo che queste semplici, ma importanti riforme possano contribuire a risolvere la grave instabilità politica garantendo governi solidi in grado di proporre e realizzare le necessarie riforme strutturali per riportare il Paese sul cammino dell’efficienza e del benessere per tutti i cittadini.

Per questo abbiamo preparato un appello, che ti chiediamo di sottoscrivere e condividere a questo link, per dare forza alla nostra proposta e per tradurla in iniziative concrete per la sua realizzazione.

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