La discussione è il sale e il lievito della democrazia, sempre che - al fine di contribuire alla ricerca non della Verità, ma delle verità possibili, suscettibili di pronta smentita a fronte di sopravvenute controindicazioni - sia feconda di argomenti
condotti in buona fede e non usati come manganelli propagandistici da battere in testa agli avversari. Invero, sul tema dell’estate più calda di sempre, abbiamo assistito a un dibattito ossessivo, rabbioso, con minacce di galera per i dissidenti, ripetitivo di luoghi comuni, insomma una discussione sgraziata e sgangherata : più che sale per insaporire la democrazia e lievito per farla crescere, veleno per intossicarla e trascinarla alla rovina. Le chiacchiere maldicenti e inconcludenti sono come le nuvole d’inchiostro schizzate dai calamari, tentano di occultare l’assenza di serietà e di concretezza progettuale e operativa. E stancano. E’ già capitato, giusto cent’anni fa, per cui qualcuno provvide alle esequie della democrazia senza tante lacrime e rimpianti, né fiori né opere di bene. In un contesto maturo di politicità sociale la discussione si svolge nell’osservanza del modo e del metodo. Quindi la forma, che qui interessa.
Il modo. Est modus in rebus, anzi verrebbe da dire : sit modus in rebus. E’ il modo delle persone ammodo e non al modo dei lanzichenecchi. Presupposto di una proficua discussione è un’onesta e accurata informazione, ma non pare che si sia a questi livelli, come dimostra pure un sondaggio SWG della primavera scorsa, secondo cui il 17% dei connazionali intervistati ritiene che l’Olocausto non ci sia mai stato; il 15% che la terra sia piatta; il 29% che lo sbarco sulla luna non sia mai avvenuto e che ciò che s’è visto in televisione è solo cinematografo; il 32% che l’attentato alle Torri Gemelle sia stato organizzato dagli stessi Stati Uniti; il 18% che ci siano tra noi i cosiddetti rettiliani che influenzano i governi del mondo; il 36% che il Covid sia stato inventato dalla Cina per distruggere l’Occidente etc. etc. E’ evidente, altresì, che questo fiume di fandonie scorre in cervelli affinati a riceverlo dal nostro brillante sistema scolastico. Vien da parafrasare il sonetto petrarchesco, Povera, e nuda vai, politicità sociale, Dice la turba al vil guadagno intesa.
Il metodo. Sosteneva Popper : non si può dimostrare la verità d’una teoria universale sull’osservazione di casi particolari, perché potrebbe sempre saltarne fuori uno che la contraddice:“per quanto numerosi siano i casi di cigni bianchi che possiamo aver osservato, ciò non giustifica la conclusione che tutti i cigni sono bianchi”. Infatti, in Oriente si videro dei cigni neri. Una teoria, tra confutazioni di errori e formulazioni di congetture, resta valida intanto che è “corroborata” dai dati dell’esperienza, ma basta un dato in contraddizione per invalidarla o modificarla o arricchirla. Sul fallibilismo cresce la conoscenza, che mai è definitiva. Tornando alla nostra teoria dell’ estate più calda di sempre, ecco due cigni neri : un brano tratto da “Il Gattopardo”, citato in una lettera al direttore, il Foglio, 1 agosto 2023 – e l’incipit di una lettera di Adriano Tilgher a Benedetto Croce nell’estate del 1909.
Al direttore - “Questo clima che ci infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi. Li conti, Chevalley, li conti: maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle teste; questa nostra estate lunga e tetra quanto l’inverno russo e contro la quale si lotta con minor successo; lei non lo sa ancora, ma da noi si può dire che nevica fuoco, come sulle città maledette della Bibbia; in ognuno di quei mesi se un siciliano lavorasse sul serio spenderebbe l’energia che dovrebbe essere sufficiente per tre” (Giuseppe Tomasi di Lampedusa, “Il Gattopardo”, 1958). Michele Magno.-
22, Tilgher a Croce – Napoli, 30 luglio 1909
“ Carissimo signor professore, Spero che abbiate fatto buon viaggio, che il cambiamento d’aria vi abbia portato giovamento, e che siate riuscito a trovare una buona villeggiatura nei dintorni di Firenze. Spero pure che la signora Nella stia perfettamente bene. Qui il caldo è asfissiante, equatoriale addirittura: 34 e 35 gradi all’ombra! Sembra di stare al Marocco, o, per dir meglio, al Mar Rocco, secondo Donatello . . . . . “Carteggio Croce -Tilgher, Società editrice il Mulino
Dunque, la nostra teoria estiva non è valida. Nella proposizione l’estate più calda di sempre c’è un di più : il più e il di sempre. Eliminiamoli e avremo la calda estate, come sempre.
Michele Rinaldi