E così scopriamo, proprio il giorno della festa della donna, che le donne nel nuovo Parlamento sono meno di un terzo del totale dei nuovi eletti.
Ma come è possibile? La legge elettorale non prevedeva che ciascuno dei due generi dovesse essere compreso tra il 40 ed il 60 per cento? e i due generi alternarsi nei capi-lista? I risultati dovrebbero rispettare questa regola, giusto?
E invece no.
Noi di “No doppio incarico” abbiamo voluto provare a capire perchè.
Ed uno dei possibili motivi, si è rivelato proprio quello che abbiamo descritto nel post precedente: le multicandidature.
Volutamente o meno, questo non lo possiamo dire, tutti i partiti che hanno puntato sulle multicandidature, lo hanno fatto a favore, principalmente, di donne. Infatti, analizzando i dati che abbiamo postato qui sotto, si nota quanto segue:
CAMERA:
- candidati in 6 collegi: 14 donne e 2 uomini
- candidati in 5 collegi: 17 donne e 6 uomini
- candidati in 4 collegi: 20 donne e 18 uomini
SENATO:
- candidati in 6 collegi: 6 donne e 1 uomo
- candidati in 5 collegi: 10 donne e 5 uomini
- candidati in 4 collegi: 11 donne e 4 uomini
Ora, ciascuno dei candidati può essere eletto una volta sola e quindi dovrà essere rimosso dagli altri 5 o 4 o 3 seggi in cui si è presentato, togliendo una alternanza di genere: significa che per ciascuna donna eletta nel gruppo delle 14, vengono eletti 5 uomini; e per ciascuna delle 17 donne nel secondo gruppo, 4 uomini vengono eletti nei seggi abbandonati. E così via, generando perciò uno scompenso di genere imprevisto dal legislatore del “Rosatellum”.
I nomi degli eletti non sono ancora definitivi, quindi non si può fare una statistica completa, però possiamo già dire che l’unico partito che non ha usato per nulla il meccanismo delle pluricandidature, il Movimento 5 Stelle, è quello che ha la percentuale di donne più alta, sia alla Camera (82 su 222, 37%) che al Senato (42 su 112, ancora 37%). Segno che quanto detto sopra ha avuto senz’altro un effetto negativo sulla rappresentanza di genere. Appena possibile faremo la controprova, analizzando le percentuali di Lega, Fratelli d’Italia e PD, che hanno pesantemente usato le multicandidature ed hanno eletto un numero di parlamentari significativo, almeno ai fini della statistica. Vedremo se la nostra teoria continua a rivelarsi corretta.
Una domanda comunque ci ha fin da subito incuriosito: perchè sono state soprattutto le donne ad essere pluri-candidate, un po’ in tutti i partiti che hanno voluto usare questa possibilità, anche in quelli che non hanno superato le soglie di sbarramento? una domanda a cui noi non siamo riusciti a trovare una risposta semplice. Calcolo o sottovalutazione del problema? Qualche idea?
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