Da dove viene il concetto di "forma"?

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Da dove viene il concetto di "forma"?
Esso viene da una grande tradizione filosofica e sociologica che  ha introdotto i concetti di "sistema" e di "struttura" che sono i progenitori del concetto di forma.
Non è questo il luogo per ripercorrere questo affascinante tragitto, mi limito semplicemente a dire che utilizzare questi concetti è stato fondamentale per gli studi sociali (Parsons, Easton,Levi-Strauss, Foucault e Luhman sono solo i nomi più famosi tra i molti che hanno contribuito a creare questi concetti).
La nozione di forma nasce da questa tradizione, ma cerca di svilupparla. Gli strutturalisti francesi asserivano che " l'uomo è morto" volendo dire che le persone non contano nulla perchè  la "struttura" li plasma e li domina.
Personalmente ho ritenuto che questa posizione fosse estrema: le persone contano in quanto anch'esse sono forme, ma lo studio delle forme non personali (strutture, dispositivi) risulta necessario anche perchè è sistematicamente trascurato.
Ecco dunque le novità veicolate dalla nozione di "Forma".
 
Possiamo allora stigmatizzare uno degli errori più diffusi che commettiamo spesso senza averne coscienza: ridurre tutto a persone. Così sentiamo spesso dire che "io voto la persona",  "io punto sulla persona", frasi che non sono del tutto sbagliate, ma che in genere sono fuorvianti perchè non riconoscono l'influenza delle forme e dei dispositivi, che non sono persone, ma determinano tutti i processi.
 
Non posso riassumere tutte le conseguenze di questo straordinario concetto, ma ne voglio ricordare una: Le forme stanno le une dentro le altre e quindi implicano una realtà stratificata in livelli, ma questi livelli non si vedono nel presente perchè il presente equipara tutto e solo il lavoro e la riflessione possono distinguere i livelli.
 
La differenza dei livelli si vede nella lotta partitica: i partiti lottano tra loro per il consenso e la gente li segue dividendosi e votando, ma la forma partitica sta ad un altro livello che non si vede, perchè è appunto un livello formale dove si può notare la sostanziale patologia che li riguarda tutti e li unifica. Questa patologia non si scalfisce e dovrebbe essere oggetto di riforme importanti (legge sui partiti, distinzione tra livello sociale e istituzionale ecc.)
 
Questo esempio mostra la necessità di individuare le forme e distinguere i livelli che esse producono.
Se vediamo i barconi che arrivano dall'Africa, vediamo un fenomeno, ma non le forme che lo hanno determinato, anche perchè le forme (come le persone) sono costruite storicamente e noi di solito non sappiamo ricostruire storicamente e siamo per questo esposti alle riflessioni più semplicistiche e alla propaganda. Potremmo confondere le forme con le cause, ma le forme sono concrete, mentre le cause sono sempre ipotetiche.
 
L'individuazione delle forme è come una scoperta. L'intreccio tra le forme ci mostra la difficoltà di capire i processi sociali, ma ci fornisce anche una bussola straordinaria.
 
Le riforme che proponiamo non sono il frutto di estemporaneità, ma dell'analisi delle forme politiche, dei loro livelli e delle loro patologie rispetto ai valori che tutti dicono di accettare.
Come cittadini, vediamo il cattivo funzionamento delle istituzioni e sappiamo che non dipende dalle persone, ma dalle forme e questo rende il nostro discorso difficile perchè sono molto potenti le spinte verso le persone come responsabili di tutto. La personalizzazione della politica inibisce il ragionamento sulle forme perchè ragiona in termini di persone (individualismo metodologico)
 
Lo schema complessivo che nasce dalle nostre riflessioni è sempre perfezionabile, ma è una proposta di grande respiro verso modelli politici fisiologici che le prossime generazioni dovranno adottare per evitare di andare incontro a rotture sistemiche dolorose. Questo  compito che richiede analisi e studio è quello che, come "forme e riforme", ci siamo dati, ben consapevoli della sua importanza e della difficoltà del progetto.
 
Pino Polistena
 
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